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La presenza, nell'Italia
meridionale di una statua della Vergine seduta sul trono, con il bambino in
grembo, di chiara foggia e stile orientale va spiegata con gli avvenimenti
storici della prima metà del secolo VIII d.C. L'impero bizantino dovette far
fronte ad una grave crisi religiosa: la lotta iconoclasta, che si aprì quando
l'imperatore Leone III (717-741 d. C.) proibì il culto delle immagini sacre,
le icone, e ne ordinò la distruzione (iconoclastia). Il provvedimento mirava
innanzitutto a togliere un argomento alla propaganda musulmana che accusava
il cristianesimo di idolatria. L'atteggiamento intransigente di Leone III era
dovuto anche a motivi politici: i monasteri, nei quali erano custodite le
icone, oggetto di venerazione dei fedeli potevano avere grande influenza
sulle masse e costituiva una minaccia per il potere centrale. La presa di
posizione dell'imperatore provocò la reazione dei monaci e diede origine a
gravi disordini. Gli scontri tra iconoclasti e difensori delle icone, scontri
che possono paragonarsi a una vera e propria guerra civile, si protrassero
per diverso tempo, sino a quando gli iconoclasti vennero definitivamente
sconfitti nell'843 D.C. I monaci bizantini nell'intento di mettere in salvo
le immagini sacre, le affidavano anche ai naviganti che raggiungevano le
coste occidentali europee, dove le potevano nascondere più facilmente.
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Il ritrovamento della statua di S. Maria
Vetere nascosta in un tronco di ulivo e ricoperta da terriccio è da
collegarsi all'approdo di una nave bizantina nel golfo di Palinuro. Il
campanile di S. Maria Vetere è composto da tre volumi prismatici a base
quadrata sovrapposti con una piccola risega lungo il perimetro di base, i due
volumi più alti forati da una finestra a sesto acuto per lato, a loro volta
sormontati da un corpo cilindrico coperto con una voltina. L'accoppiamento di
una morfologia evoluta e sofisticata con una tecnica costruttiva povera fa
del campanile di S. Maria Vetere un episodio unico degli influssi
dell’architettura arabo-siculo sulla ediliziareligiosa minore in territorio
cilentano.
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La leggenda vuole che la Vergine sia
apparsa a due pastorelli di maiali
(le cui statue affiancano quella della Madonna), indicando loro il
luogo e l’albero dove si trovava celata la sua effige, manifestando il
desiderio di un luogo di culto per vivi e morti. Trasportata alla Chiesa
Madre, la statua venne di nuovo ritrovata l’indomani nel tronco dell’albero.
Queste traslazioni si ripeterono più volte, per questo una sera furono messe
alcune persone di guardia davanti alla porta della Chiesa Madre dove si
trovava la statua.
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Ma a tarda notte un forte bagliore accecò
e stordì le persone di guardia e al loro risveglio la statua non c’era più,
si pensò che misticamente fosse stata prelevata per portarla dove ancora oggi
si trova. Fu chiaro il messaggio che la Vergine intendeva rivolgere:
costruire proprio in quel luogo una cappella. Solo più tardi, considerata
l’eccezionale miracolosità della Vergine, molti fedeli vollero essere sepolti
lì dove sorge l’attuale cimitero per mettere sotto la protezione della
Madonna anche le loro tombe. Questo luogo col passare del tempo e dovremmo dire
dei secoli (la forma del Campanile e le sembianze delle tre statue, quella
della Vergine e quelle dei due piccoli che la fiancheggiano lo dimostra)
divenne meta di pellegrinaggi da parte degli
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abitanti del luogo, vicini e lontani,
puntuali, ogni 24 di aprile, per esternare la loro fede e per formulare le
richieste di aiuti ed intercessioni. A tal proposito si racconta, inoltre che
in tempi addietro, quando la popolazione viveva esclusivamente dei prodotti
della terra, una siccità colpi il territorio lustrese, gli abitanti si
rivolsero e supplicarono S. Maria Vetere affinché mandasse la pioggia
altrimenti i campi di grano non avrebbero dato i frutti necessari. Fu fatta
una processione di penitenza: tutti si recarono giù alla Chiesa scalzi e portando
sul capo una corona di biancospino. Giunti nella chiesetta le preghiere e le
suppliche continuarono e come per miracolo iniziò a piovere tanto che solo
alcuni riuscirono a raggiungere casa e il resto fu costretto a restare in
Chiesa per quasi due giorni. Coincidenza o altro, resta il fatto che il 24
aprile è un giorno in cui piove quasi sempre. La data del 24 aprile, mai
smentita (d'altra parte non ci sono prove per farlo) spiega
inequivocabilmente che fu proprio quel preciso giorno che si verificò il segno
del cielo per una tale scelta. Il 24 aprile per ogni lustrese è una grande
occasione per manifestare la propria fede: tutti, giovani e anziani, sani e
ammalati si recano qui per pregare, piangere, chiedere, ringraziare.
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